Uno degli incubi di qualsiasi investitori è il Panic Selling. E’ quella situazione in cui il mercato è fortemente scosso dal punto di vista emotivo, così tanto da generare un’ondata di vendite anomale. E’ un fenomeno in grado di distruggere interi patrimoni e di influenzare, spesso in maniera catastrofica, le economie di interi paesi.
Nel 2017 i listini azionari europei e americani hanno creato record di profitti e performance e il bitcoin è arrivato a 7500 dollari. Molti iniziano a pensare ad una possibile bolla speculativa e ad un ritorno in massa dei venditori tale da poter creare a breve panico sui listini.
La buona notizia è che, con qualche accorgimento, è possibile sopravvivere. Non solo, è possibile anche – ma questo è appannaggio dei più esperti e dei più coraggiosi – sfruttarlo e guadagnarci sopra.
Panic Selling: chi soffre?
Durante i periodi di vendite di tutti i titoli in borsa soffre una parte degli investitori o trader che solitamente lavorano in questo modo:
- non usano stop loss
- utilizzano strategie di trading contro trend
- cassettisti di lungo periodo
Quindi se rientrate in queste categorie state molto attenti.
Prima di parlare delle tecniche di sopravvivenza al panic selling è bene offrire una panoramica del fenomeno, citando due dei Panic Selling più famosi.
La crisi del 1929 e la crisi dei debiti sovrani
Il caso più famoso di Panic Selling è il giovedì nero di Wall Street. La data è ampiamente conosciuta: 24 ottobre 1929. Dopo un periodo di euforia e di crescita che durava da molti anni, la borsa è letteralmente sprofondata. Il panico ha coinvolto gli investitori e ha “ispirato” vendite selvagge della maggior parte dei titoli azionari. L’effetto domino ha esteso il fenomeno anche agli altri paesi, gettando l’intero sistema economico in una crisi profonda.
Più circoscritto, ma non meno interessante, è il caso di Panic Selling che riguarda da vicino l’Italia. Più circoscritto, in verità, non solo dal punto di vista “spaziale” ma anche temporale: non si è verificato in un giorno ma in un paio di mesi, durante i quali sembrava che il Bel Paese fosse sul punto di dichiarare default. Oggetto del contendere, i titoli di stato italiani. La scintilla che ha innescato la miccia è stata la vendita dei bond tricolore da parte della Deutsche Bank sul finire del 2011, segnale inequivocabile che qualcosa, in quegli asset, non andava. L’instabilità politica e la non felice situazione economica del continente hanno fatto il resto.
Come sfruttare il Panic Selling
Come si evince da questi due casi, il Panic Selling è un evento che, pur avendo un’origine puramente tecnica (la vendita di asset superiore al normale) ha più a che vedere con la psicologia del trading che con la finanza. A muovere le azioni degli investitori è infatti la paura che, come dice il nome, sfocia presto nel panico. Ora, se il panico, o comunque l’emotività, assurge a elemento primigenio e fattore preponderante, è palese che gli strumenti a disposizione dei trader si riducono. Anche perché, è bene specificarlo, l’analisi tecnica non integra, nelle sue dinamiche, chiavi di lettura di stampo emotivo. Insomma, il prezzo sconta tutto, eccetto i sentimenti. D’altronde è per questo motivo che è nata l’analisi del sentiment.
Tuttavia, seppur con estrema difficoltà, è possibile sopravvivere a questa specie di tsunami finanziario e persino guadagnarci. Come?
In primo luogo è necessario capire la genesi del caso di Panic Selling.
Se il Panic Selling si verifica al termine di un trend rialzista “estremo”, ossia dopo che i prezzi sono stati gonfiati da una precedente ondata di acquisti, siamo di fronte alla più classica delle bolle, e il fenomeno è praticamente ingovernabile. E’ solo l’inizio di un crollo che, come minimo, si staglia nell’orizzonte del medio termine. L’unico modo per sopravvivere è vendere prima che il prezzo scenda a livelli minimi e aspettare che la bufera passi.
- segui il trend
- usa gli stop loss
- rimani a mercato fino a “prova contraria”
- copri il rischio del portafoglio usando le correlazioni positive
Se il Panic Selling si verifica al termine di un trend ribassista, il discorso cambia radicalmente. Siamo di fronte, infatti, all’ultima fase, certo “scoppiettante”, di un percorso al ribasso. E’ lecito quindi aspettarsi un effetto rimbalzo. E questo il caso in cui si può intervenire. Se si è in possesso dell’asset oggetto del Panic Selling, è sufficiente tenerselo. Se non si è in possesso dell’asset, e si vuole speculare, allora è bene acquistarlo. Qual è il momento giusto? Un “attimo” prima della risalita, ovviamente. Per individuare il momento esatto potrebbe essere utile guardare ai volumi o ai livelli di supporti e resistenze di lungo periodo. Se questi stanno scemando, vuol dire che il panico si sta esaurendo, e l’onda si sta per ritirare. Se l’analisi tecnica in questo frangente si rivela fallace, si può ricorrere alla semplice analisi grafica. Il pattern che segnala l’imminenza dell’effetto rimbalzo è il V-Reversal.
Purtroppo, l’approccio analitico tradizionale paga fino a un certo punto. Per esempio, non si possono utilizzare i supporti, anche perché qualsiasi tipo di supporto – se il selling è veramente “panic” – è stato disintegrato già nelle prime fasi del crollo.