Le Azioni Sono un pessimo Investimento? La Verità sui Drawdown e Come Gestirli

La Tentazione e la Cruda Realtà dell'Investimento Azionario

Oggi affronteremo una verità scomoda, ma fondamentale per ogni investitore: investire in singole azioni è spesso “una pessima idea”, come suggerito dal titolo provocatorio, anche se poi è proprio questo a renderle così redditizie per pochi. La sofferenza è una componente ineludibile del mercato azionario, così come nel calcio le gioie sono poche ed episodiche rispetto ad anni di sofferenze.

Questo articolo si basa su un’approfondita analisi del recente paper “Drawdowns and Recoveries” di Michael Mauboussin, che ha esaminato 6500 azioni quotate negli Stati Uniti dal 1985 al 2024, rivelando statistiche sorprendenti su drawdown e recuperi e prende spunto anche dal podcast di The Bull.

Il nostro obiettivo è farti comprendere cosa significhi realmente investire in singole azioni e perché l’approccio indicizzato o passivo abbia così tanto senso.

La Cruda Realtà dell’Investimento in Singole Azioni

Investire in azioni non è per i deboli di cuore. Charlie Munger, ex vicepresidente di Berkshire Hathaway, ha chiaramente affermato che se non si è disposti ad affrontare con equanimità un calo del 50% nel valore delle proprie azioni, non si è adatti a essere azionisti comuni. Ma le statistiche rivelano una situazione ancora più estrema per la maggior parte degli investitori.

I Drawdown Sono Inevitabili e Devastanti

Un “drawdown” è il calo del prezzo di un asset dal suo massimo al minimo. Analizzando 6500 azioni statunitensi dal 1985 al 2024, è emerso che il **drawdown massimo mediano è dell’85%**. Ciò significa che, se investi in un’azione a caso, puoi aspettarti che il suo prezzo crolli dell’85% rispetto al suo picco. Questa discesa rovinosa si concretizza in un tempo mediano di circa 2,5 anni.

Il Recupero? Non Sempre Garantito

La speranza di un recupero è spesso vana. Il recupero mediano delle azioni, rispetto al loro valore massimo, è di poco meno del 90%. La tragedia principale è che **più di metà delle azioni (il 54% per l’esattezza) non torna mai ai livelli del suo massimo precedente**. Per le azioni che subiscono drawdown superiori all’80%, in più di metà dei casi non recupereranno mai più.

Il Problema dell’Asimmetria nei Rendimenti

Mentre il recupero mediano è del 90%, il recupero medio è super positivo, quasi il 340%. Questa enorme differenza è dovuta a una significativa asimmetria nei rendimenti azionari: **pochissime azioni offrono risultati spettacolari, mentre la stragrande maggioranza “fa mediamente schifo”**. Per esempio, solo il 2,4% delle azioni statunitensi dal 1926 al 2024 ha generato il 100% dei rendimenti in eccesso rispetto ai Treasury Bill, mentre quasi il 60% del campione non è riuscito a eguagliare i rendimenti dei buoni del tesoro. Questo dato medio può essere fuorviante, celando le singole “tragedie” della maggior parte degli investimenti.

Il Paradosso della Sofferenza: Quando Cadute Maggiori Portano a Rimbalzi Percentuali Più Grandi

Un aspetto controintuitivo dell’analisi è che le azioni che crollano di più sono quelle che, in percentuale, poi crescono di più.

La Trappola delle Percentuali: Un Esempio Concreto

Se un’azione perde il 96% del suo valore (scendendo da 100$ a 4$), e poi cresce del 32% annualizzato per 10 anni (un recupero “spettacolare”), il suo prezzo arriverà a soli 64$, non tornando mai al suo massimo precedente. Al contrario, un’azione che perde solo il 40% (scendendo a 60$) ma cresce del 19% annualizzato per 10 anni, raggiungerà ben 227$.

Questo evidenzia una lezione cruciale: **le perdite hanno un peso specifico immensamente superiore ai guadagni**. Una crescita del 100% compensa un calo del 50%, ma per compensare un calo del 95% è necessaria una crescita del 1900%.

Indovinare il Bottom è una Chimera

Nonostante il potenziale di recuperi percentuali elevati dalle profondità dei drawdown, tentare di “indovinare il bottom” (il punto più basso di un’azione) è praticamente impossibile e, come si dice, “una faticaccia da sciocchi”. Molte delle azioni che perdono oltre il 95% del loro valore non solo non risalgono, ma finiscono per fallire completamente.

I drawdown sono una caratteristica ineliminabile dell’investimento azionario e, come dimostrato, non sono particolarmente discriminanti rispetto alle performance future. Essere un investitore a lungo termine significa accettare che anche i migliori investimenti e portafogli subiranno grandi cali di prezzo.

La chiave non è cercare di evitare la sofferenza – perché è una componente intrinseca del gioco – ma piuttosto adottare strategie che la rendano gestibile e che migliorino le tue prospettive di rendimento a lungo termine. La diversificazione attraverso l’investimento indicizzato o l’applicazione di strategie sistematiche (come i tilt fattoriali) può aiutare a mitigare i drammi delle singole azioni, permettendoti di rimanere nel mercato e raccogliere i frutti del rendimento atteso positivo a lungo termine.

Il paper di Mauboussin cita un’analisi di Wes Gray, intitolata “Even God Would Get Fired as an Active Investor” (Anche Dio Sarebbe Licenziato come Investitore Attivo).

La Pazienza dei Clienti e la Sofferenza Inevitabile

Gray ha simulato portafogli con una “preveggenza divina”, sapendo quali sarebbero state le società più performanti nei successivi 5 anni. Persino il “miglior portafoglio possibile” avrebbe comunque subito un **drawdown massimo del 76%** e avrebbe vissuto almeno altri 5 drawdown superiori al 30%. Ciò suggerisce che anche un gestore con una conoscenza perfetta del futuro avrebbe affrontato periodi di sofferenza così prolungati e intensi da mettere alla prova la pazienza di qualsiasi cliente.

Nessuno è Immune, Nemmeno le Eccellenze

Questa dinamica dei grandi drawdown non riguarda solo le azioni sfortunate. Mauboussin ha analizzato le 20 azioni con il miglior total return dal 1985 al 2024 e ha scoperto che nemmeno queste “eccellenze supreme” si sono risparmiate anni di sofferenza. Il loro **drawdown massimo mediano è stato di oltre il 70%** e ha richiesto oltre 4 anni per il recupero. Un esempio eclatante è **Apple**: pur avendo reso quasi il 22% all’anno per 40 anni (trasformando 10.000$ in 25 milioni di dollari), ha subito crolli dell’81% (1992-1997) e dell’83% (2000-2003). Anche Nvidia, la società con il miglior rendimento medio composto dal suo IPO nel 1999 (39% in 20 anni), ha avuto un crollo del 90% nel 2002.

I Fondi Comuni Non Fanno Eccezione

Anche i fondi a gestione attiva, pur essendo più diversificati rispetto alle singole azioni, non sono immuni da drawdown significativi. Sebbene i loro drawdown siano meno esasperati, i 20 fondi attivi più performanti degli ultimi 25 anni hanno subito un **drawdown mediano del 60%**. Questo implica che, anche se un fondo riesce a battere il benchmark, l’investitore individuale potrebbe non replicare quel risultato a causa del timing dei propri versamenti (il cosiddetto “Mind Gap” di Morningstar).

Diversificazione e Strategie Sistematiche: Un Percorso per una Sofferenza Meno Intensa

Dato il quadro, come possiamo affrontare l’investimento azionario in modo più efficace e meno doloroso?

Il Senso dell’Investimento Indicizzato

Investire nell’intero mercato, piuttosto che in singole azioni, è il modo per risparmiarsi molta sofferenza e migliorare le prospettive di rendimento a lungo termine. La diversificazione, come nel caso di un ETF sull’MCI World, può richiedere decenni per farti diventare milionario, ma riduce drasticamente il rischio di perdere quasi tutto il tuo capitale come con le singole azioni. Il massimo drawdown per l’S&P 500, ad esempio, è stato del 58%, con un tempo di recupero di 4.2 anni, molto meno severo rispetto alle singole azioni.

La Regressione Verso la Media e il Value Investing

Una tendenza principale che emerge dallo studio è che le azioni che hanno subito i drawdown peggiori tendono poi ad avere le performance relative più significative. Questo fenomeno è noto come “regressione verso la media” e supporta il “value effect”. Gli investitori, infatti, tendono a sovraccare (overreact) alle buone e cattive notizie, gonfiando i prezzi delle società “growth” e sottovalutando quelle “value”. Investire con una logica “contrarian” o con “tilt fattoriali” (come il value o il momentum) cerca di intercettare queste tendenze autocorrettive del mercato.

Esposizione ai Rischi e alle Opportunità

Investire al 100% in un indice “market cap weighted” significa esporsi ai rischi e alle opportunità già scontati nei prezzi attuali. Dare una deviazione sistematica al portafoglio, invece, significa esporsi a rischi e opportunità non ancora scontati. Un indice tende a sovrappesare le società “growth”, che sono più facilmente esposte a delusioni future, mentre un portafoglio con elementi “contrarian” o “fattoriali” tende ad essere più esposto a sorprese positive. Questo approccio comporta un rischio maggiore e una maggiore volatilità, ma storicamente ha ripagato su lunghi periodi.

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