E’ veramente difficile prevedere come cambierà l’economia mondiale con Trump presidente. Innanzitutto, per una questione di informazioni: in campagna elettorale il magnate americano si è limitato a dei pochi e semplici slogan, che gli hanno consegnato la vittoria ma che non dicono molto del suo programma economico. Secondariamente, perché non è chiaro il suo reale margine di azione. E’ vero, ha guadagnato una maggioranza bulgara in parlamento, ma è altrettanto vero che il partito che dovrebbe sostenerlo, in verità lo tollera a malapena.
Trump presidente: un iper-liberista al potere
E’ possibile tuttavia ragionare sugli ideali di Donald Trump, quelli sì emersi con chiarezza. Per battere questa strada è necessario ammettere due presupposti. Primo, il presidente riuscirà a realizzare ciò che ha in mente. Secondo, declinerà i suoi ideali nel modo più consueto possibile, in maniera simile a come ha fatto Reagan per intenderci.
Trump è liberista. Libero mercato, privatizzazioni, riduzione della spesa pubblica e della pressione fiscale: queste le iniziative che adotterà nei quattro anni di Governo. Le conseguenze riguarderanno, in questo caso, soprattutto gli Stati Uniti. Un certo impatto a livello internazionale, tutt’al più, potrebbe venire esercitato dalla stretta monetaria: meno dollari in giro per il mondo, dunque. Va detto però che questo processo è iniziato da qualche anno e che andrà avanti a prescindere dalle volontà presidenziali.
Trump è un isolazionista. L’astio che il presidente eletto nutre per la Cina è risaputo. L’avversità verso il libero scambio con l’Europa e l’Asia, anche. Le conseguenze in questo senso sono prevedibili. Niente, TTIP (il trattato volto a creare una specie di mercato interno tra Vecchio e Nuovo Continente) come minimo. Ciò vuol dire che gli europei non potranno contare su uno sbocco commerciale importante, non nella misura in cui si aspettavano. Ritornerà in auge il tema dei dazi, che con la globalizzazione è andato perso.
Non va sottovalutato l’effetto domino: con le ultime tornate elettorali è diventato chiaro che nel mondo spira il vento del “populismo” (anche se forse il termine è improprio). Stiamo assistendo a una rivolta contro l’enstablishment, contro la globalizzazione. Risultato: riduzione degli scambi a livello internazionale e focus sulle domande interne, anche in risposta alle tendenze deflattive. Da questo punto di vista, le politiche economiche di Trump farebbero da catalizzatore.
Donald Trump: nuova crisi in arrivo?
Trump è un capitalista. Certo, bella scoperta. Il problema è che Trump è un capitalista nel vero senso della parola, che quindi sostiene una certa finanza altamente speculativa. Libertà assoluta in campo finanziario e riduzione dei vincoli, quindi. Certo, siamo nel campo della speculazione intellettuale ma è legittimo pensare che, con l’elezione di Trump, sia aumentato il rischio di una bolla finanziaria in stile subprime.
Trump inizia il suo mandato in coincidenza con i nuovi massimi dell’indice SP500 (guarda immagine sopra con rettangolo in giallo). E’ sicuramente una sfida per i trader e per il mercato riuscire a creare nuovi massimi. In alternativa dobbiamo creare strategie di trading ribassiste che possono avere come target il livello 1850 punti.
In caso di uno scenario ribassista possiamo pensare ad una situazione dei mercati finanziari come segue:
- Gold in area 1800 dollari
- Petrolio in area 60 dollari
- Indici europei in calo del 40%
Come sarà il mondo al termine dei quattro anni di presidenza trumpiana?
Impossibile prevederlo con certezza o anche solo con un ridotto grado di approssimazione. Di certo, se gli lasceranno fare ciò che probabilmente ha in mente, sarà un mondo in cui il fuoco della globalizzazione arderà più debole.