Sono già disponibili numerose criptovalute e token e buona parte di queste presenta un elevato grado di specializzazione e una identità forte. Si sta diffondendo, però, un approccio diverso, che ha come protagonista un asset particolare: il token. In questo articolo parleremo dei token relativi alle criptovalute, presenteremo rischi e opportunità legati al trading con i token e offrire un confronto tra quest’ultimo e il tradizionale trading sulle criptovalute.
Cosa sono i token di criptovalute e come ci si investe
Per capire cosa sono i token è necessario fare luce sulle ICO. Con il termine ICO si indicano le Initial Coin Offering. Rappresentano, di fatto, delle raccolte fondi funzionali al finanziamento di un progetto. In questo caso, la creazione di una criptovaluta. Gli sviluppatori, o chi per loro, rilasciano in cambio della donazione uno o più token, che in genere corrispondono a una quantità determinata di futura criptovaluta.
[table id=3 /]
Tra le ICO più importanti del 2017 ricordiamo Eidoo e Bankera.
I token quotati permettono di fare trading ma hanno un’elevata volatilità (superiore al bitcoin). E’ possibile ad esempio vedere anche movimenti del 90% in 1 giorno. I token sono quotati sugli exchanges.
I token possono essere ritirati e convertiti una volta che la criptovaluta ha fatto il suo esordio. Un modo per investire con i token, quindi, è riuscire a capire quale progetto merita fiducia e puntarci del denaro. Ma non è finita qui. I token possono essere “tradati” come se fossero un qualsiasi altro asset sia prima che dopo che la criptovaluta è diventata realtà. Le opportunità sono numerose e redditizie, e dipendono ovviamente dalle prospettive che il mercato assegna a quella specifica valuta.
Differenze tra trading su criptovalute e trading con i token
La prima differenza, e quella che balza subito all’occhio, consiste negli strumenti di trading a disposizione dell’investitore. Chi vuole fare trading con i token, può fare riferimento solo ed esclusivamente agli Exchange, ossia a quelle piattaforme che fungono da cambiavaluta per le criptocurrency. Chi vuole fare trading sulle criptovalute in senso stretto, può utilizzare sempre gli Exchange, ma a disposizione anche un’altra modalità: i CFD.
Si tratta di una differenza enorme. In primo luogo, perché gli Exchange non si addicono al trading veloce, e nemmeno intraday, dal momento che le transizioni coinvolgono la valuta reale e richiedono spesso parecchio tempo per essere portate a termine. Secondariamente, perché le commissioni sono molto più alte quando si utilizzano gli Exchange, se paragonate a quelle che caratterizzano il trading con i CFD. Con questi ultimi, poi, dal momento che le valute fungono da sottostante, le transazioni sono istantanee.
Va detto però che nella stragrande maggioranza dei casi, essendo spesso i token relativi a criptovalute che ancora devono nascere o che sono nate da poco, semplicemente non c’è scelta: o si fa trading sugli Exchange o niente, non ci sono broker che offrono CFD a essi collegati.
Un’altra differenza riguarda il rischio di mercato. Fare trading con le criptovalute vuol dire avere dalla propria un asset liquido, ben capitalizzato (a meno che non si scelgano valute di second’ordine), con alle spalle statistiche, storici, analisi. I token invece sono asset che celano una maggiore incertezza, quasi un incognita. Ciò è vero in parte per i token di criptovalute famose, o comunque relativi ai progetti di hard fork, ma è vero al cento per cento per i token di valute virtuali nate da poco tempo o ancora in gestazione.
Cinque token interessanti
Per orientare i trader, possiamo fare una lista dei 5 token da criptovaluta più interessanti.
EOS. E’ un token con un progetto che si caratterizza per alcuni elementi di primo piano: la scalabilità, che consente di trattare le transazioni in maniera diversa a seconda del numero di utenti coinvolti in contemporanea, l’usabilità, che dovrebbe consentire anche ai meno esperti di farne uso.
ReddCoin. E’ un token con un progetto importante legato al mondo dei social network che dovrebbe permettere di scambiare monete (o effettuare donazioni) tra utenti di diversi social network. Ad esempio si può abilitare un plugin (Redd-ID) sia per twitter che per facebook e donare, pagare o scambiare denaro tra utenti. Al 27 dicembre quota 0,014 USD.
Tron. Anch’essa è in fase ICO, si prevede un suo esordio entro il 2020. E’ un progetto particolare in quanto punta a offrire una piattaforma per le transazioni digitale legate alla creazione e alla distribuzione di contenuti volti all’intrattenimento. L’idea di base è creare un sistema che sia svincolato dalle logiche commerciali attuali, giocoforza vincolato alle multinazionali.
OmiseGo. La valuta è già in circolazione ma è molto giovane. Le prospettive sono però ottime, anche perché si pone un ambizioso obiettivo: creare un sistema di pagamenti esteso e diffuso che sia, a contempo, completamente svincolato dai servizi di intermediazione delle banche.
Populous. Nata nel luglio 2017, questa criptovaluta ha incontrato un buon successo. Infatti, figura già come la diciassettesima valuta virtuale per capitalizzazione. Il suo punto di forza risiede nell’utilizzo sui generis che fa della blockchain: regolamentare l’invoice auction attraverso gli smart contract. Punta a creare un sistema di aste automatizzato che coinvolga aziende erogatrici di servizi e potenziali acquirenti.
Token Tether
Tether. E’ sicuramente la criptovaluta più strana. E’ una specie di uova di Pasqua, con la differenza che il suo contenuto è sempre lo stesso: un dollaro. Esatto, dietro a ogni Tether c’è (o dovrebbe esserci!) un dollaro. Il collegamento è perpetuo. Ne consegue un tratto peculiare, che nessun’altra criptovaluta condivide: è stabile. Stabile sul serio: il valore più basso che ha raggiunto è stato 91 centesimi di dollaro, il suo massimo storico è invece 1.06 dollari.
Tuttavia è da evitare perchè le garanzie sono molto labili visto che il team creatore (lo stesso gruppo proprietario di Bitfinex) è poco trasparente e incline a movimenti poco raccomandabili. Non si ha sicurezza dei fondi, delle informazioni trasmesse e le società che detengono le proprietà sono tutte scatole cinesi sparse su isole tropicali disperse. Non è un caso se Bitfinex non è stato inserito tra gli exchange da cui prelevare i prezzi del futures sul bitcoin. Si vociferano interessamenti da parti di autorità americane per fare luce su queste società. Dunque se dovessero bloccare l’exchange anche il Token andrebbe a perdere il suo valore.