Il Bitcoin è in grande ascesa (e a volte discesa). Lo è sotto tutti i punti di vista: popolarità, mercato… Non si possono avere dubbi a proposito, soprattutto se si guarda alle incredibili performance. A fine Novembre il suo valore si attestava a oltre 9.000 dollari (con top a 11.000 circa), frutto di un tasso di crescita annuale a tre zeri.
Tutto farebbe pensare a un futuro roseo per chi possiede dei Bitcoin.
Eppure, almeno da un paio di punti di vista, può essere considerata una valuta ancora poco sicura. Non certo una truffa, ma comunque un mezzo di investimento ad alto rischio.
Lo si evince, a uno sguardo superficiale, dalle dichiarazioni rilasciate da alcune importanti figure istituzionali, non ultimo Mario Draghi (presidente della BCE) che nemmeno considera il Bitcoin una valuta. Lo si evince soprattutto da una analisi approfondita di alcuni difetti intrinseci, nonché dalle dinamiche che, a quanto pare, coinvolgono la criptovaluta. E’ utile quindi offrire una panoramica degli elementi che potrebbero, nel presente o nel prossimo futuro, rendere poco sicuro il Bitcoin.
Rischio hacker
Gli hacker rappresentano un pericolo per chiunque, dal cittadino alle grandi istituzioni. Sono all’ordine del giorno le notizie di intrusioni (e relativo furto di dati) nei sistemi informatici di organismi internazionali e/o istituzionali. Ovviamente, questo pericolo riguarda anche i possessori di Bitcoin. I risvolti, però, sono devastanti. L’ultima spiacevole vicenda in ordine di tempo ha coinvolto la piattaforma Bitfinex (il cui fondatore è un italiano), che offre un servizio di cambio valuta: a fine Luglio 2016 gli hacker hanno prelevato quasi 120mila Bitcoin. La somma rubata era pari, in quel momento, a 70 milioni di dollari. Oggi il loro valore si attesterebbe intorno al miliardo.
I rischi di hackeraggio sono minori per quegli utenti che fanno riferimento agli hot wallets, ossia detengono la loro valuta all’intero di conti gestiti da terze parte, che ovviamente applicano dei codici di protezione. L’eventuale hacker, in questo caso, dovrebbe violare i codici posti a protezione degli hot wallets, facendo così molto più fatica. Premesso che una protezione al 100% non è mai possibile, bisogna però menzionare uno spiacevole effetto collaterale: il ricorso a questi strumenti influisce sull’accessibilità, che crolla a picco. In estrema sintesi, si può paragonare un hot wallets a un conto risparmio, mentre la semplice detenzione di valuta a un conto corrente. Si guadagna in sicurezza, certo, ma si perde in operatività.
Va detto, però, che la tematica della sicurezza coinvolge tutte le criptovalute, e da questo punto di vista il Bitcoin è attrezzato, con tutti i suoi limiti, meglio dei competitor. Il sistema delle blockchain è quanto più solido si possa osservare attualmente, quasi a prova di hacker. Anche in questo caso gli effetti collaterali non mancano, in primis una cronica lentezza delle transazioni. Un ostacolo imponente nella strada che dovrebbe portare il Bitcoin a imporsi come mezzo di pagamento, e non solo come strumenti di trading.
Rischio bolla
Non è una legge della fisica, non a pieno titolo almeno, ma si sa: tutto quello che viene lanciato in aria prima o poi deve cadere. Tralasciando le dovute eccezioni di questa frase, sembra proprio che possa simboleggiare in toto le paure che molti nutrono nei confronti del Bitcoin. Semplicemente, sta crescendo troppo e troppo in fretta per non prodursi, prima o poi, in un tonfo altrettanto rapido e rovinoso. E che il Bitcoin sta crescendo in maniera spasmodica, nessuno lo può negare, visto che i tassi di crescita annuali a tripla e addirittura quadrupla cifra. Una crescita mai vista. Ci sono asset che sono esplosi per molto meno.
L’esempio storico che meglio calza è quello dei tulipani. Nel Seicento sono stati oggetti di una vera e propria mania, ovviamente da parte dei ricchi di tutta Europa. Diventati uno status symbol, il loro prezzo è cresciuto a dismisura, fino a spingere molti a investire tutte le loro fortune. Tanto, questa era la sensazione, si sarebbero apprezzati all’infinito. E invece no, dopo qualche anno sono crollati rovinando finanziariamente migliaia d investitori. Molti analisti, quando vogliono dare corpo ai loro timori sul Bitcoin, citano proprio l’epopea dei Tulipani. Lo ha fatto di recente Jamie Dimon, presidente di JP Morgan.
In realtà, ci sono elementi che fanno pensare che il Bitcoin non abbia espresso tutte le sue potenzialità, e che quindi i tassi di crescita possano essere giustificati dai margini di miglioramento. Per esempio, lotta per affermarsi come mezzo di pagamento – come dovrebbe essere, visto che in fondo è una valuta. Potrebbe persino diventare una valuta utilizzata per gli scambi internazionali. Insomma, il futuro non è per nulla scritto.
Perdita di popolarità
Il deprezzamento, però, potrebbe essere determinato non già dall’esplosione di una bolla, quanto piuttosto per una obsolescenza indotta da fattori esterni. Il Bitcoin è la criptovaluta più importante ma è anche la più vecchia. Il rischio è che possa essere soppiantata da altre criptovalute più recenti, frutto di una programmazione che – a differenza del Bitcoin stesso – coniughi usabilità e sicurezza. Per usabilità, in questo caso, si intende principalmente la velocità delle transazioni, che è poi l’elemento principale che può rendere una criptovaluta una valuta vera e propria.
Il riferimento è all’Ethereum, che pura ha qualche anno sulle spalle. Questa valuta virtuale è sicura, quasi a prova di hacker, ma si appoggia a un modello di blockchain che non incide molto sulla velocità delle transazioni. Risultato: i trasferimento di Ethereum, pur non potendo essere paragonati a quelli delle valute tradizionali, sono comunque piuttosto veloci.
Va detto che il Bitcoin è già corso ai ripari, segnale di una certa flessibilità e capacità di risposta agli stimoli esterni, ma anche del fatto che il pericolo di “sostituzione” è più che reale. Una hard fork rapida ma efficace, infatti, ha dato vita al Bitcoin Cash, una versione del Bitcoin che vanta transazioni nettamente più veloci. Va ancora verificata, però, la sua tenuta nel mercato, anche se per ora le evidenze sono eccellenti.