Uno dei market mover più rilevanti e influenti sul prezzo petrolio dell’ultimo periodo nel calendario economico del trading è stato il meeting di Vienna dell’Opec, l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, fondata nel 1960 e composta da dodici paesi membri che si sono associati per formare un cartello economico in modo da poter negoziare con le compagnie petrolifere i principali aspetti riguardanti la produzione.

Proprio la produzione eccessiva che nell’ultimo periodo aveva toccato dei record storici in termini di surplus e le proiezioni relative ai consumi futuri previsti in calo, era stata la causa principale del crollo delle quotazioni del petrolio che a inizio anno era quasi arrivato a rasentare i venti dollari al barile.

Dopo gli incontri informali di Algeri a fine settembre era stato raggiunto un accordo per un tetto massimo di produzione con una riduzione dei barili di petrolio che veniva suddivisa fra i singoli membri dell’Opec con alcune eccezioni per i paesi come Libia e Nigeria che avevano pesanti problemi interni causa le rispettive guerre al terrorismo in corso all’interno dei lo confini.

A novembre si è poi ratificato l’accordo con l’ottimo lavoro portato avanti su tutti dall’Arabia Saudita che è riuscita per la prima volta a mediare con gli storici rivali dell’Iran per poi andare ad un ulteriore accordo con i paesi non Opec, estranei al cartello, il più importante dei quali la Russia ha accettato a sua volta una riduzione del proprio regime produttivo che fino ad ora si era sempre mostrato piuttosto considerevole in termini di output finale.

prezzo petrolio

A questo punto, messi nero su bianco tutta questa serie di accordi non resta altro che verificare il prezzo Petrolio a partire dal 2017, l’effettivo taglio della produzione e di conseguenza i risultati sul piano pratico che verranno poi verificati da una commissione esterna stabilita appositamente ma sopratutto dagli effettivi risultati in termini di scorte che vengono aggiornati ogni settimana dall’EIA, Energy Information Administration che si occupa di redigere i report relativi a tutto il settore energetico.

Le scorte di petrolio: perchè sono importanti?

Quello che era un market mover in chiave evento eccezionale come appunto risulta un meeting come quello di Vienna, si conferma invece come un appuntamento fisso, il mercoledì per poter visionare i dati relativi alle scorte petrolifere.

Diventa anche importante saper leggere i report perchè risultano essere un insieme di dati omogenei tutti però molto correlati fra loro.

Se balza subito all’occhio il dato delle scorte complessive, c’è una voce però che assume sempre un’importanza notevole e che riguarda l’inventario di Cushing.

Cushing si trova in Oklahoma ed è la capitale del greggio Usa dove avviene lo stoccaggio del prodotto e che diventa il principale centro di delivery in territorio americano.

E’ qui che si scambia il petrolio estratto negli Usa il qui prezzo è poi fissato per il Nymex, il mercato mondiale più importanti per i futures energetici.

Sarà questo il dato che più di tutti verrà monitorato dopo l’accordo Opec e per verificarne la sua effettiva messa in atto, tanto che in questo periodo di fine anno risulta normale un aumento delle scorte per due motivi principali.

Innanzitutto sarà nel 2017 che comincerà la vera riduzione dell’output petrolifero ed inoltre come ogni chiusura annuale essendoci il classico periodo di inventari, molti produttori sono soliti stoccare più prodotto possibile a Cushing per dichiarare meno in termini di imposizioni fiscali.

Lo Shale Oil americano: perchè ha un ruolo chiave?

Con l’avvento di Donald Trump e le sue politiche protezionistiche sarà molto interessante capire come il nuovo presidente degli Stati Uniti si muoverà in campo energetico con l’obiettivo dell’indipendenza nazionale in questo settore.

Già perche gli Usa possono contare sull’ormai famoso shale oil, olio di scito che si ricava dalle zone rocciose con particolari tecniche di trivellazione che una volta risultavano molto costose e poco conveniente, mentre ora la situazione è radicalmente cambiata.

Da una parte le compagnie sono riuscite ad ottimizzare i costi a livello di estrazione e dall’altra l’ascesa della quotazione del petrolio in una fascia d’oscillazione fra i 50 ed i 60 dollari al barile ha reso redditizio questo nuovo business nel settore energetico americano.

Ecco che lo shale oil sarà un ago della bilancia importante per la durata degli accordi sul tetto produttivo proprio perchè l’entrata a mercato di questo prodotto porterà maggiore concorrenza e questo non piace sicuramente all’Arabia Saudita in primis ed al cartello in generale con conseguenze che potrebbero portare alla ripresa di forte pompaggio da parte delle aziende produttrici di petrolio convenzionale.

Ecco perchè operare sul petrolio sia in un senso che nell’altro può portare ad ottime opportunità di guadagno se si seguono apposite strategie collegate con i fondamentali che condizionano molto questo strumento operativo.

Analisi grafica e prezzi da tenere in mente

Come si può notare dal nostro grafico il prezzo petrolio si muove in un range abbastanza consolidato che dopo gli accordi Opec è passato dai 40$-50$ agli attuali 43$-53$.

La spinta rialzista dopo essere affievolita per un naturale ricarico ci garantisce un solido supporto già in area 47$-48$ e questo ci permette operativamente diverse opportunità.

In caso di violazione del canale il nostro target principale sarà in area 60-61$ livello dove anche il famoso istituto Goldman Sachs prevede che l’oro nero possa arrivare nella prima metà del 2018.

In caso contrario possiamo continuare ad operare sul prezzo petrolio del nostro canale, vendendo sui massimi e comprando sui minimi tenendo presente l’importante area di supporto che abbiamo indicato proprio a metà strada.

Da monitorare saranno ovviamente le notizie relative alla messa in atto dell’accordo con un’attenzione principale ai report sulle scorte settimanali.

Ulteriori spunti di interesse per gli appassionati del mercato azionario sono rivolti a quelle compagnie che i principali istituti di credito indicano come possibili autori di ottime performances nel corso del prossimo anno e che fanno parte proprio del settore energetico in particolare per quel che concerne il petrolio.

Ecco quindi che segnaliamo una buona opportunità di tenere in portafoglio nomi come Royal Shell Dutch, colosso petrolifero olandese, Total, importante produttore di combustbili classici ed alternativi ed Helmerich and Payne, specializzata nelle attività di perforazione a terra.

Una risposta

  1. complimenti per l’articolo e le previsioni che nel 2018 sono state prese in pieno… ora come vedi l’andamento futuro del petrolio visto che è arrivato quasi a 70 USD?

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